Ogni mediazione proietta un suo miraggio; i miraggi si susseguono come altrettante "verità" che subentrino alle verità anteriori come una vera e propria uccisione del ricordo vivente e si proteggano dalle verità future con una censura implacabile dell'esperienza quotidiana. Marcel Proust chiama "Io" i "mondi" proiettati dalle successive mediazioni. Gli Io sono perfettamente isolati gli uni dagli altri, incapaci di rammentarsi degli Io passati o di presagire gli Io futuri.